Sono stato coinvolto nel mondo dello sport per molto tempo e questo genere di cose accade in qualsiasi spogliatoio: negli Stati Uniti si verificano senza dubbio in ogni disciplina. Conosco innumerevoli atleti, calciatori e proprietari in tutto il mondo e so che con un gruppo di venticinque ragazzi ci saranno sempre liti, discussioni e persino degli scontri. Sono cose ordinarie nello sport, dal parco giochi alle squadre professionistiche. E sapete una cosa? Questi litigi, discussioni e attriti, nella stragrande maggioranza dei casi, accadono perché le persone hanno fame di ottenere il meglio per il proprio Club.
Nel nostro caso, sembra che la gente stia cercando di mettere dirigenti e calciatori gli uni contro gli altri. Ho sempre avuto scambi costruttivi con Daniele riguardo lo spogliatoio, i giocatori, le cose da migliorare; e lo stesso vale per Francesco Totti. Dire che due ragazzi, con alle spalle una relazione speciale per venti anni, siano in guerra non ha senso. Sono stati in disaccordo? Mio Dio, spero di sì. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è essere circondati da yes man.
Ieri, a proposito, sono stato testimone di quanto stia proseguendo la maturazione di Francesco come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Guido riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro.
Leggo continuamente cose negative su di me e su quello che stiamo cercando di fare a Roma e, a essere onesto, sono deluso se molti tifosi non si rendono conto di quanto io tenga, con passione e coinvolgimento emotivo, a questo Club.
Come ho detto prima, penso che negli ultimi cinque anni circa, prima dell’ultima stagione, abbiamo fatto un buon lavoro, date le restrizioni e le risorse che abbiamo avuto. Non ci piace ma il Financial Fair Play è una realtà per noi e ha condizionato molte delle nostre azioni.
Le persone non vogliono sentirselo dire ma, per un lungo periodo di tempo, ci sono state tante cose da sistemare.
So che alcuni Club non hanno preso sul serio il Financial Fair Play come abbiamo fatto noi, ma è una loro scelta. L’ho segnalato con il Milan un paio di anni fa, quando ho notato cosa stavano facendo e non me ne facevo una ragione. La gente mi ha detto che avevo torto, ma ora sono sotto la lente di ingrandimento per quello che hanno fatto. Non sono, peraltro, l’unico club attualmente sotto inchiesta e che probabilmente sarà punito. Noi non possiamo permetterci di essere in quella posizione o di prenderci simili rischi.
Volevo vendere Salah? No, è lui che ha chiesto di partire con ancora due anni di contratto, per dimostrare di potersi affermare in Premier League. Volevo liberarmi di Alisson? No, ma dovevamo fare i conti con il Financial Fair Play e anche lui voleva andare in una squadra che poteva offrirgli molto di più rispetto a quello che le nostre risorse ci avrebbero permesso.
A volte vendiamo giocatori perché dobbiamo fare i conti con il Financial Fair Play, altre volte lo facciamo perché crediamo di migliorare la squadra. Forse l’effetto non si sarà percepito nell’immediato ma, pensando al futuro del gruppo, abbiamo sempre creduto che fossero tutte cessioni che in quel momento avessero senso.
A volte sbagliamo? Certo, ogni club lo fa.
Abbiamo sbagliato tanto la scorsa estate? Senza dubbio.