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Lazio: mercato a meta’

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CATALDI

Un solo arrivo per la Lazio sul fil di lana.

Si chiude il calcio mercato per i biancocelesti ed ancora una volta dobbiamo parlare di un’occasione mancata.

Nessuno degli obiettivi previsti (e diremmo necessari) e’ stato centrato dal club di Lotito che ha chiuso difatto una sola operazione in entrata. Ad arricchire (si fa per dire) la rosa di mister Sarri sono infatti arrivati Kamenovic e Cabral.

Il primo era ad Auronzo in ritiro e non era stato inserito nella lista per il campionato e per la UEFA. Non aveva convinto Sarri ed era stato messo in stand by poiche’ il suo status di extracomunitario occupava uno “slot” di tesseramento per i giocatori stranieri. Ma le pressioni del suo procuratore e il mancato arrivo di altri giocatori nel pacchetto arretrato biancoceleste hanno spinto Tare e Lotito a tesserarlo non senza qualche mugugno da parte di Sarri che aveva chiesto piu’ volte ed in maniera assai decisa un giocatore piu’ esperto e che potesse giocare da centrale.

lazio

Parliamoci chiaro: la Lazio numericamente in quella zona del campo  e’ coperta. In rosa ha 3 giocatori che possono giocare da esterni bassi di destra (Lazzari Marusic e Hysaj). Altrettanti ne ha a sinistra (Marusic Hysaj e Kamenovic senza contare Radu). Nel pacchetto centrale Sarri puo’ contare su  Acerbi Luiz Felipe Patric Radu e Hysaj. Ma qualitativamente queste scelte lasciano alquanto a desiderare.

Se guardate bene infatti molti di quei nomi sono “adattati” a ruoli che in carriera non hanno mai ricoperto o lo hanno fatto di rado senza la continuita’ e la giusta esperienza che occorre. Non ci siamo. Andava preso un centrale forte sui contrasti aerei e dominante che potesse dare il cambio ad un Acerbi ormai verso le 34 primavere ed a Luiz Felipe la cui chiamata in nazionale potrebbe scalfirne la tenuta atletica.

L’altro arrivo (la punta esterna Cabral) e’ ancora piu’ incomprensibile tecnicamente parlando. Se difatti c’e’ un ruolo in cui la Lazio non aveva problemi era quello dell’attaccante esterno. Felipe Anderson, Zaccagni Pedro ed i due giovanotti Romero e Moro garantivano rotazioni e soluzioni appropriate. La dipartita di Muriqi ha difatto circoscritto al solo Immobile l’opzione di Sarri per il ruolo di punta centrale.

Lazio

Si dira’ che tanto Cabral quanto Pedro o Felipe Anderson possono giocare in mezzo. Ma anche qui si parla di giocatori adattati che nel corso della prima parte della stagione hanno dimostrato poca dimestichezza in quella posizione. E soprattutto quando sono stati impiegati in quel, ruolo non hanno mai (e sottolineo MAI) fatto gol.

Cabral arriva da un campionato inferiore a quello italiano a livello di qualita’ difensiva media. Non parla la nostra lingua. Non ha fatto le viste mediche e viene da un infortunio che lo ha tenuto fuori per diverso tempo dal suo club di provenienza (Sporting Lisbona) nel quale non era titolare.

Andava fatto qualcosa di meglio sia in termini di ruoli che in termini di esperienza. La cosa che inoltre sconcerta e’ la modalita’ di acquisto dei due giocatori. Il primo (Kamenovic)  era in ghiaccio ed e’ un ripiego. L’altro e’ arrivato a meno di mezzo minuto dal gong della chiusura del calcio mercato. Se questa e’ programmazione e funzionalita’ di un progetto sarei curioso di sapere cosa e’ invece approssimazione e compromesso al ribasso.

In uscita le cose sono andate decisamente meglio. Tare ha piazzato Muriqi Escalante Lukaku Rossi Lombardi Vavro A. Anderson Durmisi e Jony. Un piccolo capolavoro, una sorta di mezzo miracolo. Ma anche qui il bicchiere e’ mezzo pieno: cedere dopo nemmeno un anno molti dei giocatori che erano arrivati con ben altre aspettative significa contraddire il lavoro delle scorse stagioni ammettendo il totale fallimento delle campagne acquisto precedenti.

In un calcio sempre piu’ competitivo con squadre ormai stabilmente in prima fascia e con introiti sempre piu’ legati ai risultati ottenuti sul campo temo potrebbe non bastare tanto ai tifosi (delusi ed arrabbiati) quanto all’allenatore a cui era stato promesso ben altro.

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Napoli, uno scambio può portare un attaccante da fuori

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Napoli, l'allenatore Antonio Conte

Napoli, Antonio Conte vuole un rinforzo in attacco: e punta un ex della Serie A che all’estero non sta trovando tanto spazio. In coda c’è anche la Juve.

Dopo quindici giornate, la corsa allo scudetto non sembra più essere una questione esclusiva tra Napoli, Juventus e Inter.

A rimescolare le carte ci hanno pensato prima Juventus e Napoli, con rivoluzioni estive capaci di dare subito un nuovo slancio rispetto alla scorsa stagione, e poi alcune sorprendenti conferme: la Fiorentina di Palladino, la Lazio di Baroni e, soprattutto, l’Atalanta di Gasperini, ormai consolidata come una delle principali protagoniste del campionato.

Le necessità di Juventus e Napoli

L’incompatibilità tecnico-tattica tra Dusan Vlahovic e Thiago Motta, ormai nota e confermata dallo stesso attaccante serbo in una controversa intervista, obbliga Cristiano Giuntoli a muoversi sul mercato.

A gennaio sarà necessario portare a Vinovo un centravanti di livello, a meno che Motta non decida di puntare tutto sul recupero completo di Arkadiusz Milik, giocatore di indubbio talento ma caratterizzato da una fragilità fisica che non offre garanzie.

Anche il Napoli, con Antonio Conte in panchina, sta pianificando rinforzi per il reparto offensivo. Nonostante la presenza di Romelu Lukaku, Conte avrebbe richiesto un attaccante in grado di permettere nuove soluzioni tattiche, come un possibile ritorno al suo amato 3-5-2.

Il nome di Joshua Zirkzee spicca tra i possibili obiettivi, indicato dal tecnico come una priorità per il mercato invernale, secondo quanto riportato da Il Mattino. Un’alternativa, come da noi riportato, potrebbe essere Rashford.

Lo scenario Osimhen-Zirkzee

L’ipotesi di un affare che coinvolga Victor Osimhen rende ancora più interessante questa prospettiva. Il nigeriano potrebbe essere protagonista di uno scambio vantaggioso con il Manchester United, scenario che, tuttavia, rischierebbe di penalizzare la Juventus di Motta.

La Vecchia Signora si ritroverebbe infatti non solo priva di Zirkzee, ma anche del possibile colpo estivo rappresentato proprio da Osimhen, lasciando un vuoto importante nelle ambizioni di rimonta per il titolo.

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Salone d’Onore CONI: Premio Giovani Giornalisti a Daniele Bartocci

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Successo al Salone d’Onore CONI per la XV Edizione del Premio Andrea Fortunato, che ha celebrato le eccellenze dello sport italiano e della medicina. Tra i protagonisti, oltre a illustri personaggi come l’ex CT Nazionale Italiana di Calcio Roberto Mancini e il campione del mondo 2006 Andrea Barzagli, il giovane giornalista e amico Daniele Bartocci, grande esperto food&sport.

Salone d'Onore CONI

Ieri mattina, lunedì 9 dicembre, presso il prestigioso Salone d’Onore CONI a Roma, si è tenuta la XV Edizione del Premio Andrea Fortunato – Lo Sport è Vita, uno dei riconoscimenti più ambiti e significativi del panorama sportivo nazionale, che ogni anno premia i più grandi personaggi del calcio italiano e della medicina. Organizzato dalla Fondazione Fioravante Polito di Santa Maria di Castellabate (Salerno), il premio non è solo un’occasione per celebrare i protagonisti dello sport, ma rappresenta anche un’importante iniziativa per sensibilizzare sul tema della prevenzione medica nello sport. Il cuore del messaggio promosso dalla Fondazione è il Passaporto Ematico, uno strumento volto a rendere obbligatori esami ematici e cardiaci per gli atleti. Questo progetto è intitolato a quattro compianti calciatori: Andrea Fortunato, Piermario Morosini, Flavio Falzetti e Carmelo Imbriani, le cui tragiche scomparse hanno evidenziato l’importanza della prevenzione nella pratica sportiva.

Tra i giovani talenti emergenti, tra l’altro sempre molto sensibili a queste fondamentali tematiche sociali, grande attenzione al Premio Giovani Giornalisti, vinto da Daniele Bartocci, una figura brillante e già affermata nel panorama giornalistico sportivo e del food italiano. Daniele Bartocci rappresenta l’essenza del giornalismo sportivo moderno: innovazione, competenza e passione. 

Salone d'Onore CONI

Un estratto della motivazione: Un riconoscimento al lavoro svolto con professionalità, sensibilità e una visione innovativa da Daniele Bartocci,  già vincitore del Myllennium Award e di tanti altri premi nazionali, esempio di dedizione e qualità, e di ispirazione per le nuove generazioni”.  

Insomma, oltre a premiare le eccellenze del Bel Paese e Daniele Bartocci come miglior giornalista italiano giovane 2024, il Premio Andrea Fortunato al Salone d’Onore CONI è una celebrazione dei valori dello sport come resilienza, solidarietà e impegno sociale. La manifestazione riafferma il suo ruolo centrale nel promuovere iniziative di grande rilevanza sociale, rendendo omaggio a chi si distingue non solo per risultati sportivi, ma anche per il contributo umano e professionale. “Sono particolarmente felice di questo riconoscimento, in un’iniziativa di assoluto valore per lo sport italiano” ha commentato Daniele Bartocci presente al Salone d’Onore CONI.

Salone d'Onore CONI

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Bologna, festeggiamenti per mister Italiano

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Bologna, Vincenzo Italiano

Oggi in casa dei felsinei è giorno di festa: l’occasione speciale è il compleanno del mister Vincenzo Italiano. Ripercorriamo insieme la sua carriera.

Prima di allenare Fiorentina e Bologna in Serie A, Vincenzo Italiano, che oggi taglia il traguardo dei 47 anni, era un bambino. Nato in un piccolo paese siciliano, Ribera.

Fin da allora, Vincenzo aveva un solo obiettivo: diventare un calciatore. Ma crescere al sud, dove le opportunità sono poche, ha reso il suo cammino ancora più difficile. “A 15 anni ho lasciato casa, abbandonando tutto ciò che pensavo fosse impossibile lasciare”, ha ricordato lui stesso.

E ha rivendicato di essere uno dei pochi a farcela: “Venire fuori dal paesino in cui sono nato è qualcosa di straordinario. Sono solo il terzo nella storia a diventare un calciatore professionista”.

Quando è tornato in Sicilia per allenare il Trapani, ha trasmesso il suo messaggio di speranza e determinazione: “Nessun limite, solo orizzonti”. Questo motto riassume la sua visione: ambizione e lavoro duro.

Il percorso da allenatore

Diventare allenatore per Italiano non è stata una scelta casuale. Come ha spiegato lui stesso: “Il destino ha voluto che in alcune stagioni superassimo le aspettative grazie a una precisa organizzazione e a un’identità di gioco chiara”.

Essere un allenatore, però, è una vera e propria vocazione: “L’allenatore pensa h24: squadra, club, dirigenti, presidenti, tifosi”, afferma. È un impegno totale, che richiede sacrificio e dedizione costante.

Italiano è arrivato in Serie A, ma non senza sforzi. L’esperienza da allenatore dello Spezia è stata decisiva per la sua crescita: ha guidato la squadra alla promozione nella massima serie e l’ha mantenuta in A, due traguardi che hanno consolidato la sua reputazione. Con la Fiorentina, poi, ha fatto il salto di qualità definitivo, dimostrando di poter competere ai massimi livelli.

Con il Bologna, in questo periodo, sta trovando una quadra: soprattutto nelle ultime partite, inclusa quella allo Stadium contro la Juventus, dove ha conquistato un pareggio 2-2.

Il suo club gli fa tanti auguri.

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